È una donna di 52 anni e promette democrazia, dignità e giustizia. È candidata alle presidenziali iraniane e si chiama Zahra. Ma non esiste nella realtà, vive solo nella rete. In un Iran immaginario Zahra sarebbe candidata alle presidenziali del prossimo giugno, nell’Iran reale, quello che reprime i dissensi nel sangue, Zahra non solo non potrebbe vincere queste elezioni ma non potrebbe nemmeno essere candidata. L’Ayatollah Ali Khamenei, guida religiosa suprema dell’Iran Maschio, sciita, pio, virtuoso, religioso, degno di fiducia e fedele alla rivoluzione sono i requisiti del futuro presidente della repubblica islamica. Nelle scorse elezioni del 2009 solo 4 su 475 iscritti hanno superato l’esame di idoneità del Consiglio dei Guardiani. Il Consiglio dei Guardiani della Costituzione, costituito da sei teologi nominati dalla Guida Suprema l’Ayatollah Khamenei e da sei giuristi, ha il potere costituzionale di decidere se i candidati siano in possesso dei requisiti per essere ammessi alle elezioni e questa volta avrà tempo fino al 23 maggio per farlo, dopodiché i nomi saranno resi noti, partirà la campagna elettorale e il 14 giugno si andrà alle urne. Vote4zahara è un sito che potrebbe sembrare il sito di un qualunque candidato ad elezioni normali se non fosse che in Iran le elezioni normali non esistono. C’è un programma elettorale, una dichiarazione di candidatura, ci sono foto, ed appuntamenti di campagna elettorale. E invece Zahra è -solo- un fumetto che lo scrittore iraniano-americano Amir Soltani, ha scritto nel 2009 dopo la feroce repressione in seguito alla denuncia di brogli elettorali per il secondo mandato di Ahmadinejad. Zahra’s paradise è la storia di una madre alla ricerca del suo figlio diciannovenne, Mehdi, scomparso durante gli scontri. La drammatica situazione in cui versano i diritti civili iraniani e le assurde regole elettorali che permettono ai Guardiani di disfarsi con estrema facilità dei candidati scomodi, hanno spinto Soltani ad inventarsi il sequel del fumetto facendo entrare la sua eroina nel mondo reale. A gran voce e da più parti gli iraniani chiedevano elezioni libere «le elezioni negli ultimi tre decenni non sono state forse libere? In quale Paese le elezioni sono più libere che in Iran?», ha chiesto di recente con un pizzico di ironia l’anziano Ayatollah. La dinamica di queste presidenziali è abbastanza semplice: ci si è liberati dei riformisti (ricordiamo che dal 2009 sono agli arresti domiciliari i due leader dei riformisti Moussavi e Karrubi) e sono rimasti in campo conservatori e ultra conservatori, i primi appartenenti all’area di influenza della Guida Suprema che propongono come candidato Ali Akbar Velayati, attuale consigliere conservatore della Guida suprema per la politica estera, e i secondi, con leader Efsandiar Rahim Manshaei appoggiati dal presidente uscente. L’unico nome moderato è quello di Akbar Hashemi Rafsanjani, già presidente iraniano dal 1989 al 1997. Tre, nemmeno a dirlo, i grandi nemici di sempre: l’America, Israele, e la signora Libertà di Stampa. Circa 50 i giornalisti arrestati perché vicini alle testate straniere, e decine le redazioni perquisite. Si sa, tra l’Ayatollah e Ahmadinejad non corre buon sangue, e la situazione sembra essere più tesa adesso che Khamenei vuol sfruttare le nuove elezioni per disfarsi di Ahmadinejad e del suo entourage soprattutto dopo la recente foto del presidente uscente sottobraccio all’ufficio di registrazione delle candidature con il suo protetto Mashaei, cosa vietata dal regolamento elettorale che impedisce l’appoggio del presidente uscente ad un nuovo candidato e che presupporrebbe una pena corporale di 74 frustate. Khamenei, che già accusava Mashaei di essere seguace del culto duodecimano (l’attesa del dodicesimo imam per salvare l’umanità) e dunque di devianza dallo sciismo ortodosso, non ha preso bene nemmeno la dichiarazione secondo cui «gli iraniani sono amici di tutti, anche di Israele». Ma torniamo alla nostra candidata virtuale. Zahra for president ha già raggiunto migliaia di visualizzazioni nel mondo. Il sito che nasce dalla collaborazione con United for Iran, movimento per la democrazia e organizzazione non-profit per i diritti umani, ha l’ambizione di creare uno spazio per dar voce agli iraniani. Costruire, attraverso la satira, un antidoto alla corrotta e criminale teocrazia fondata sulla forza e sulla paura, si legge sul bellissimo sito della fittizia campagna elettorale. Del fatto che il cambiamento venisse necessariamente dal basso ne ero già convinta, del potere smisurato della satira anche. Quando leggo di cose del genere non posso fare a meno di sorridere. Lasciamo ancora qualche tempo a internet e tutto cambierà. Genialità e creatività, tra le pagine di blog e social network, per adesso stanno solo scaldando i motori. Quando carbureranno non ce ne sarà più per nessuno. To read the original article, click here.